Hera, la cantante dal groove deciso e sempre in cerca di nuove sperimentazioni musicali

“Il Duca Bianco” è un omaggio ad un’artista che rappresenta una fonte inesauribile di ispirazione per me, l’immenso David Bowie. Con queste parole, Hera, prosegue la sua camaleontica rivoluzione artistica di cui vi abbiamo già anticipato nel nostro articolo che preannunciava l’uscita del suo ultimo singolo Il Duca bianco.

Si è fatta subito conoscere non solo in Italia ma anche all’estero dove ha regalato emozioni in Svizzera, Inghilterra arrivando fino agli USA (New York City).

E allora non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione di incontrare Hera per conoscere meglio la sua musica e i suoi progetti.

Hera, alias Pamela Placitelli, continua a onorare la musica italiana con il suo timbro di voce unico e il sound beat-based delle sue canzoni. Come nasce la musica in Hera

Grazie per questa bellissima “ouverture”! La mia è un’esigenza fisiologica, attraverso la musica esprimo il bisogno di comunicare.  Dal punto di vista pratico posso dire che non c’è una regola, alcune volte la composizione richiede del tempo, altre meno, ma ogni scelta segue un’idea musicale ben precisa, mai lasciata al caso. In questa fase sperimento molto il sound design, mi piacciono i groove decisi, le fusioni stilistiche e, come sempre, lascio alla voce il compito di raccontare storie in modo naturale. 

Cosa ti ha portato a scegliere questo genere musicale che sicuramente è particolare e fuori dalla solita musica che oggigiorno ascoltiamo?

Credo sia semplicemente il frutto di una grande quantità di ascolti, sperimentazione, ore di studio e curiosità! Oggi posso finalmente dire di essere giunta ad una maturità e consapevolezza espressiva, questo mi rende molto orgogliosa oltre che serena.

Hai dichiarato che il Duca bianco, titolo dell’ultimo singolo uscito il 12 marzo, è l’immenso David Bowie anche se musicalmente non ti ispiri a lui. Come mai allora questo link con il noto cantante britannico? 

Nelle mie composizioni c’è anche lo zampino di Bowie, è inevitabile, ma questo non vuol dire che debbano essere esplicitamente riconducibile a lui dal punto di vista musicale. Nei segni particolari di un’ipotetica carta d’identità artistica riporterei “melting pot”, questo credo basti a creare una connessione tra me e The Thin White Duke, noto per il suo spiccato camaleontismo.

Domanda d’attualità: quanto i talent show oggi contano per ambire al successo? 

Credo siano un buon trampolino di lancio, ma personalmente non ho l’ansia da Talent.

Qual è la tua posizione rispetto alla TV, e agli altri strumenti social come strumenti per crescere e alimentare la fama?

Non sono contraria, credo sia un vantaggio avere diversi canali d’accesso purché utilizzati con intelligenza. Per quanto mi riguarda sono abbastanza vintage nell’animo, mi piace l’idea del concerto dal vivo, il contatto con il pubblico, la progettazione del disco in studio, però devo dire che negli ultimi anni ho rivalutato molto l’interazione tramite social. La tecnologia è in grado di abolire il limite terreno della distanza, questo mi ha permesso di entrare in contatto con molti follower stranieri. Ho sempre desiderato un respiro internazionale per il mio progetto. 

Hai partecipato a qualche contest fino ad oggi o pensi di partecipare? Mi riferisco anche ad un futuro Sanremo o Castrocaro

Ho partecipato ad alcuni Contest dedicati alla musica emergente italiana per il desiderio di testare il mio materiale originale. In questo frangente ho ricevuto un bel riconoscimento da Mariella Nava e Joe Amoruso, pianista dell’immenso Pino Daniele. Per quanto riguarda Sanremo o Castrocaro “Why not”?

Cosa bolle nella pentola di Hera oggi e nei prossimi mesi?

Nella pentola di oggi c’è tanta voglia di scrivere e comporre musica! Nei prossimi mesi questo materiale finirà in un EP la cui uscita è programmata per il prossimo autunno. Nella pentola c’è anche il bisogno di tornare al più presto in concerto, mi manca il palco…mi manca casa.

Alessandro Testa