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Filippo Destrieri: “Non desidero esserci, ma l’invito mi era dovuto”

Lo storico tastierista di Franco Battiato in questa intervista, oltre a ripercorrere tappe importanti della sua carriera, parla della sua esclusione dall’evento musicale che a settembre renderà omaggio al Maestro.

Classe 1951, storico tastierista di Franco Battiato, con il quale ha collaborato per almeno 3 lustri, tra gli anni ’80 e ’90, ad album di successo quali “Patriots”, “L’arca di Noè”, “La voce del padrone” e “Fisiognomica”, impegnato a promuovere attivamente e instancabilmente la musica del Maestro in giro per l’Italia, Filippo Destrieri non figura inspiegabilmente tra gli invitati al concerto che si terrà il 21 settembre all’Arena di Verona per omaggiare il grande cantautore e compositore siciliano, recentemente scomparso. Di quest’argomento e del suo periodo di collaborazione con Battiato, Destrieri ha voluto parlare con noi nel corso di questa intervista.

Filippo Destrieri, la sua collaborazione, quasi ventennale, con Franco Battiato è iniziata nel 1979 con la partecipazione al tour “L’era del cinghiale bianco”…

Esatto. In realtà, però, conoscevo già prima sia lui che i suoi musicisti: nell’ambiente milanese, Battiato era considerato avanti di almeno 50 anni e ora, praticamente 50 anni dopo, continuo a rielaborare i suoi brani, partendo proprio dalla sua voce che desidero far conoscere. Quando abbiamo saputo che Franco non avrebbe più cantato, complice il lockdown, mi sono dato da fare per rielaborare numerosi brani: la sua voce è – lo ribadisco spesso – miracolosa, nel senso che ha il potere di far star bene. Già a 20 anni, cantava molto bene, sapeva il fatto suo; in seguito si è ulteriormente perfezionato. Ma oltre alla voce, c’è altro. La musica, anche laddove può sembrare non particolarmente complessa, in realtà lo è. Dovendo scegliere il brano di apertura per la scaletta che porto in giro in uno spettacolo intitolato “Il padrone della voce”– non a caso Battiato aveva piena padronanza della sua voce –, mi sono imbattuto in “Fetus”: ebbene, persino una frase che era apparentemente semplice da riprodurre, mi è costata un giorno di lavoro.

Lei ha partecipato anche al concerto memorabile di Baghdad tenutosi nel 1992, praticamente nel post Guerra del Golfo…

Un concerto meraviglioso in cui abbiamo suonato insieme all’orchestra irachena. Ma il clima era teso e vigeva nel paese assoluta miseria. Erano presenti al concerto Tarek Aziz e il figlio di Saddam Hussein, circondato da 9 guardie del corpo armate di mitra. I violinisti hanno lasciato lì le corde dei violini, perché con l’embargo non si poteva acquistare niente. Se si fosse rotta la corda di un violino, non si sarebbe potuto suonarlo più. Non c’era neanche un’aspirina, si poteva morire con un raffreddore… Lì la vita umana purtroppo non valeva niente…

Nel 2005 nasce il progetto dell’Equipaggio Sperimentale con don Marco Rapelli, con l’obiettivo di rendere un omaggio “permanente” al Maestro; ad esso si aggiunge in parallelo il Solitary Tour…

Esattamente. In realtà ancora prima dell’Equipaggio Sperimentale, con il quale quest’anno stiamo lavorando con diverse serate, non ho mai smesso di suonare la musica di Franco. Assieme a Gianni Mocchetti, chitarrista e bassista di dischi quali “Fetus”, “Pollution”, “Sulle corde di Aries”, “Clic”, dietro consiglio di Franco, registrai un brano per un album di cover, “Battiato non Battiato”, al quale collaborarono tra gli altri Mario Venuti, Luca Madonia, Brando e una ancora non famosa Carmen Consoli.

In virtù di quanto abbiamo avuto modo di ricordare, l’esclusione dall’evento del 21 settembre risulta a dir poco incomprensibile, come lei stesso denuncia su Facebook. Ironia della sorte lei, insieme a Giusto Pio, si esibì con Battiato proprio sul palco dell’Arena di Verona in uno storico concerto…

A dire il vero sono felice, non desidero esserci. Ma dovevano invitarmi. L’invito mi era dovuto. Non potevano pensare di lasciare a casa me, che ero stato lì sul palco con Franco 40 anni fa. Benché solo in parte, è anche grazie a noi – a me, a Giusto Pio, Donato Scolese, Tony Dresti – che eravamo stati lì su quel palco, se Franco ha avuto il suo meritato successo. Purtroppo so bene che gli organizzatori sono mossi da una logica di guadagno, c’è sempre un ritorno economico. La musica in certi casi conta poco. Sinceramente nutro dubbi su interpreti come Mahmood e altri, che non hanno davvero nulla a che vedere con Battiato. Di contro, mancano importantissimi artisti che hanno collaborato con Franco, come Mino Di Martino, il Nuovo Quartetto Italiano, solo per fare qualche nome…

Massimiliano Longobardo

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Massimiliano Longobardo
Massimiliano Longobardo
Giornalista pubblicista iscritto all'ODG Campania, è dottore di ricerca in filologia classica e insegnante di latino e greco, nonché atleta master di nuoto per salvamento. Settori di interesse: territorio flegreo, teatro, scuola e istruzione, nuoto e discipline acquatiche.
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