giovedì, Aprile 18, 2024
No menu items!
HomeRedazione StreetNewsDiario di avventure, finestre sulla Terra. Mulini a vento, Barcellona/Madrid

Diario di avventure, finestre sulla Terra. Mulini a vento, Barcellona/Madrid

Dalla stazione Nord di Barcellona, di notte, superando il giorno appena trascorso, partono molteplici autobus per le differenti città e cittadine spagnole. La stazione è in basso, devi scendere attraverso il caldo umido delle notti barcellonesi, le scale mobili, o scalinate, per arrivare nella sala d’attesa dove stazionano, all’interno, differenti bar o piccoli alimentari dove acquistare il necessario per il viaggio. Mi siedo posizionando il mio zainetto Kanken giallo di fianco e tra le gambe adagio la custodia della mia piccola tastiera. Mi siedo ed osservo. Osservo il via vai lento delle persone che si trascinano avanti e indietro, con il loro pesante carico. Correndo o semplicemente camminando verso una delle porte d’ingresso ai bus, o raggiungendo uno dei baretti o sedendosi sudate su qualche seduta sparsa nello spazio insistente della notte. Enormi, e perlopiù inutili valigie, sacche o giganti zaini, lì seguono attaccati alle loro mani. Che ci sarà mai, poi di tanto importante dentro di esse. Pesi ciclopici che molta gente si trascina dietro o addosso o sopra, appesantendo la loro esistenza e vita, il loro andare traballante e di una lentezza struggente.

Spesso molti di noi carichiamo per tutta l’esistenza fardelli che ci spingono ancor di più verso il basso, oltre già il peso della gravità che pende sopra di noi come la spada di Adamo, croci, sensi di colpa altrui, sensi di inadeguatezza, senso di dovere, sensi di responsabilità verso tutti meno che con noi stessi, paure, preoccupazioni, timori, tutto ben piegato tra le magliette, maglioni, pantaloni, creme, cremette, scarpe, pullover, giacche, frutto del consumismo che ammala le menti di moltissime persone e i loro occhi per sempre. Ci aggraviamo con oneri, autoconvincendoci di essere in debito con o per qualcuno o qualcosa. E così andiamo, o meglio vanno, perché io ho imparato a viaggiare leggere, provando a planare su questa terra con la leggerezza abbacinante dell’essere liberi, dando amore. E allora, mentre bevo una camomilla nel bicchiere di cartone, lì seduto, li guardo schizzare come palline di un pingpong lanciati da un lato all’altro da fattori esterni e quasi mai appartenenti a loro.

Banchina 18, da lì parte il mio pullman direzione Madrid. Ho prenotato il posto del finestrino e vicino all’uscita centrale ed al bagno così non avrò nessuno seduto davanti a me che provi a reclinare il sedile o che si muova eccessivamente parlando in vivavoce con chissà chi. Prendo posto, metto a caricare il mio cellulare alla mia destra e, per il momento il sedile di fianco al mio rimane vuoto. Così scivoliamo fuori da Barcellona, guizzando in direzione dell’autostrada come l’olio. Si spengono le luci nel bus, le persone si sistemano come possono per trovare la posizione comodo per provar a riposare qualche oretta, durante il viaggio. Poggio la testa sulla felpa che, a sua volta, ho appoggiato sul finestrino per guardare fuori senza sentire freddo sulla testa. Scrosciano veloci le linee bianche sull’asfalto, così come le altre macchine insonnolite e annoiate. La campagna è buia intorno a noi. Ogni tanto una casetta fa capolino in lontananza, all’orizzonte un paio di nubi nottilucenti affrescano il cielo di sprazzi allegri di colore, giocando a nascondino con la Luna e le stelle. Mi imbambolo osservando tutto ciò, la mia immaginazione vola lontano, a tutte le vite che circolano qui sopra. All’improvviso i fari del pullman mi destano frangendosi contro il cartello dell’area di servizio che si avvicina a piccole accelerate.

Area di servizio numero 112. Le due porte si aprono e iniziamo a scendere. Scendo anche io per sgranchirmi un po’ le gambe, saremo più o meno a metà del tragitto. L’autista ci da 30 minuti prima di ripartire, si raccomanda di stare lì nuovamente puntuali per non attardarci con l’entrata a Madrid. Ho sempre avuto un debole per le aree di servizio, le trovo decisamente affascinanti e piene di storie da raccontare. Così compro una cioccolata calda e un pacco di biscotti con gocce di cioccolata e cammino perlustrando la zona. Addormentati stazionano molteplici camion di differenti colori e grandezze, provenienze e destinazioni, sotto alcuni pini. Da una esce debole il suono della radio trasmettendo una vecchia canzone di Pastora Soler. Tutto profuma a abete e pino, a caffè bruciato, a panini riscaldati sulla piastra calda, a formaggio fuso, a erba secca che è tutta intorno a noi. È tutto così straordinariamente semplice ed essenziale, pieno di vita, esplodo di vita. L’arte dell’andare, il viaggiare, le nuove esperienze, è così poco realmente la vita e per questo così estremamente abbacinate e potente, “deslumbrante” e straordinaria! Tutto intorno a me e immobile e in movimento. Le macchine che entrano, le persone che scendono, si stiracchiano ridendo o sbadigliando sonoramente. I grilli e le cicale che non smettono di far rumore.

Termino la cioccolata e gli ultimi biscotti golosi. Vado verso un cestino della spazzatura al bordo della stazione di servizio, sulla soglia tra la luce e la oscurità dei campi. Entro nei buio alzando lo sguardo verso il Corro Maggiore e la stella Polare, brilla fortissimo. “Las estrellas estan de mi parte” canta La Bien Querida giustamente. Le stelle stanno sempre dalla nostra parte bisogna solo saper guardare e, saper in che direzione guardare. È tutto troppo straordinario per vivere infelici! Respiro a pieni polmoni prima di riandare dentro il bus, verso Madrid. Guardo davanti a me, un paio di Mulini a Vento, apparentemente fermi, stazionano poco distanti. Lì osservo curioso. Sembrano discutere con qualcuno. Li posso sentire mormorare, sbiascicare qualche frase…

Bisogna smettere di caricare pesi inutili, dicono. Bisogna staccare i sacchi che ci mantengono impiombati al suolo. Bisogna smettere, una volta per tutte, di lottare contro i Mulini a Vento, di voler salvare chi non vuole essere salvato, di aspettare chi non vuole essere aspettato, di lasciare andare chi, non vuole essere tenuto. Dandogli le spalle salgo nel pullman, senza voltarmi.

Madrid.

a cura di Michele Terralavoro

https://www.instagram.com/micheleterralavoro/

https://linkbe.me/Michele.Terralavoro

image_printStampa Articolo
Redazione StreetNews.it
Redazione StreetNews.it
Il 16 Settembre 2016 nasce StreetNews.it, quotidiano on-line di diffusione delle principali notizie regionali e nazionali con un particolare focus sulle news locali. La redazione, avvalendosi della collaborazione di professionisti in vari settori come grafica pubblicitaria, web e social marketing, web master, videomaker e film-maker, giornalisti, fotografi, event manager e altri, offre la possibilità di realizzare piani di comunicazione su misura: Articoli, comunicati stampa, banner grafico da inserire in video e rubriche, banner sito, cortometraggi e realizzazioni video per privati, aziende e locali, reportage fotografici. Sponsorizzazione negli eventi organizzati dalla redazione: Striscione, Flyers, T-shirt, Gadgets.
RELATED ARTICLES

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

- Advertisment -

articoli popolari

commenti recenti

- Advertisement -