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Diario di avventure, finestre sulla Terra. Cascais. Abbacinante e unica. Secondo atto.

“Tutti dovrebbero avere un cielo stellato come qui sull’oceano. E tutti dovrebbero vederlo. Su questa sabbia bianca, infilata nelle mie Superga rotte, fredda fino alla caviglia, in mezzo a queste dune ed il vento, il cielo pavoneggiava il suo valore, e la sua luce. Venere sfilava fiera di lato, quasi celeste e Marte rossa vicino ad una Luna, imperfetta e sottile, con la sua aurea velata. Tutti dovrebbero poter alzare lo sguardo e guardare questo cielo. È un cielo che racconta. È un cielo da condividere sotto un braccio. Un cielo stellato sull’Atlantico da godersi anche soli. Tutti dovrebbero avere un cielo stellato come questo. Abbracciando questo vento che soffia implacabile il viso e tira via le lacrime. Accenderanno fari abbaglianti, per stordirti gli occhi dalle stelle. Accenderanno fari da potenti macchine. Accenderanno TV e smartphone per inquinarti la vista. Ti vorranno nella città, ad occupare – il tuo posto -, lì dove dice il Mondo. Lasceranno market aperti 24h su 24h e luci per le strade sempre, alzando nubi di luci per coprire questi cieli stellati, che fanno sognare. Inquineranno questo blu e queste stelle, e ti legheranno in città, convincendoti che li, è dove tutti devono e vogliono stare. Quando proverai a vedere questo cielo stellato, non vedrai nulla e smetterai di sognare e quasi penserai che fosse solo un miraggio. Ma tu no, non farlo. Puoi incominciare a correre più veloce che puoi verso il mare. Li sulla sabbia alzare lo sguardo e mirare. Sono corso qui sull’oceano, ho spento il cellulare e tolto la musica, immergendomi sulla sabbia umida, ed ho ritrovato il mio cielo stellato. Non posso che guardarlo. È incredibile, meraviglioso, abbacinante, unico, ed è mio in questo momento”.

Appunti di viaggio, nottambuli appunti di viaggio. Ero andato a dormire presto, giusto il tempo di osservare un po’ le stelle. Saranno state le 21 circa, ero crollato, addormentandomi quasi sulla terrazza della mia mansarda sull’oceano Atlantico, qui a Cascais. Trascinato sul letto mi ero messo a dormire. Dalle finestre aperte entrava una bella brezza, la melodia del mare e qualche luce da qualche altra terrazzina nei dintorni. Verso le 4 mi ero svegliato, come con un forte richiamo, così mi ero infilato le mie Superga bianche abbastanza consumante e mi ero diretto verso la caletta più vicina alla palazzina dove mi trovavo, mi ero tolto le scarpe e avevo immerso i piedi nel buio della notte dentro il mare scurissimo ed avevo alzato lo sguardo. Lo spettacolo era sublime, rimasi lì fino alle prime luci del giorno ed appuntai un paio di pensieri, arrivando alla conclusione che tutti, dovrebbero avere un cielo stellato. Fu mozzafiato, mai avevo visto un cielo così tappezzato di stelle. Di ritorno a casa mi ero fermato a fare colazione nella frutteria/bar, avevo chiesto un caffè lungo, un croissant al cioccolato, ed una mini-tortina di pollo. Lì seduto osservavo la gente che passava. Le signore scegliendo con cura la frutta e la verdura, qualche signore con le mani dietro la schiena passeggiando approfittando del fresco della mattina. Salii a casa, altra doccia, qualche minuto sdraiato sul letto organizzando mentalmente cosa vedere. Zaino in mano e giù per le scale nuovamente sul motorino in direzione qualche Praia.

Il sole già stava scaldando il suolo, tutto intorno si muoveva spensierato. Saranno state più o meno le 9:30 del mattino, cambiai strada, passando di fronte ad un Lidl, comprai un paio di cose da mangiare e bere in spiaggia. Imboccai nuovamente la statale, il lungomare, ma più indietro rispetto al giorno precedente. Passati 5 minuti mi ritrovai dinanzi alla – Boca do Inferno – famosa per il suo sbuffare veemente e la violenza delle onde che vi sbattono dentro provocando rumori infernali e schizzi verso l’alto. Rimonto sul mio cinquanta in direzione di qualche spiaggia rocciosa da scoprire, qualche Praia incontaminata da scoperchiare, qualche rupe rocciosa da discendere per raggiungere piccoli angoli di paradiso. Qui a Cascais non venite se cercate spiagge di sabbia bianca dove appoggiare il vostro telo mare, se ricercate acque quiete e calde, se volete un mojito a bordo sdraio sotto l’ombrellone. Venite a Cascais se volete essere spettinati dalla natura, presi in giro dalle acque gelide e cristalline dell’oceano Atlantico, se ricercate una natura che vi parli e vi racconti la vera ed unica bellezza di questa Terra. Venite a Cascais per baluginare di felicità da un lato all’altro di questo posto, per sporcarvi le mani nel discendere qualche sentiero roccioso e stupirvi della bellezza immensa di questo luogo. Raggiungo un promontorio sulla strada per Cabo de Roca, dove ho pensato passare una intera giornata all’indomani.

La scogliera s’apre abbracciata dal vento. Parcheggio il motorino ed osservo il mare sotto di me. Il dirupo e abbastanza ripido, ma c’è un sentiero con una corda con la quale ci si può aiutare a scendere. Mi siedo un secondo ad osservare e pensare. Oceano. Da che era calmo in un secondo mi era addosso, sommerso. Non fa paura. Le nuvole nere vi passano attorno, fanno il giro largo, non osano disturbare cotanto fascino. Discendo con attenzione convertendo le mie Superga bianche in color terra. Non mi preoccupa minimante, Piena di sassi questa Praia, miriade di sassi, piccoli, grandi medi, scheggiati, scivolosi, appuntiti, traballanti, pericolosi quest’ultimi. Ti sembra che siano stabili così ci metti sopra il piede e ti ritrovi a dover lottare per non cadere. Se sei fortunato trovi un altro dove poggiarti, un attimo per poi ripartire. I nuvoloni scorrono sui lati. Le rocce in mare sono scure, contrastando il blu azzurro del mare, le onde scivolano sui sassi. Ogni tanto arriva un’onda più forte e ruba spazio, e senti scivolare via i sassolini sotto di te. La senti bene quella musica. Li senti scivolare via, sussurrano qualcosa, lì sento bisbigliare, farfugliare qualche segreto indicibile, è un suono dolce, e vanno via, senza baccano, senza lacrime, magari lo tenevi in mano qualche istante prima, lo poggi di lato, e un’onda lo porta via. Portati via da questo oceano che li vuole per sé. In fondo poi mi sento protetto qui, in balia di questa instabilità e di questo vento. È imprevedibile, pericoloso, gelido e lunatico ma, nonostante tutto, lui non se andrà mai via, non ti abbandonerà, è stabile, esiste, un punto fermo, in movimento. Andranno via le spiagge, i sassi, le rocce e qualche scogliera, si sposteranno continenti, affogheranno i sassi, spariranno persone, passeggeri senza biglietto e pure il sole si spegnerà. Lui no. L’oceano, senza sesso, oltre tutto questo, no, resterà. Sei un posto in cui tornare. Mi lascio cullare dalle onde fino quasi veder il sole affogare nel mare.

a cura di Michele Terralavoro

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Redazione StreetNews.it
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