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Dal pessimismo nascono i migliori progetti musicali. La fotografia, per Luaz, fa anche la sua parte

Luaz, pseudonimo di Andrea Luani, è un cantante, direttore artistico, fotografo e videomaker italiano classe 1986.

Dopo anni di impegno, sacrifici e gavetta in svariati gruppi, da il via alla sua carriera solista con “Justink”, un album ricco di contaminazioni e raffinate sfumature firmato con la mantovana Cosmophonix Production. La sua visione di musica, pura ed autentica, invita l’ascoltatore a tornare al pensiero individuale per costruire un nuovo pensiero comune, distante dalla società dell’apparire, perché la vera bellezza è insita in ognuno di noi ed è solo condividendo ed amando le piccole ma fondamentali ed imprescindibili meraviglie della vita quotidiana, che potremmo tornare ad essere in pace ed in armonia con noi stessi e con il mondo in cui viviamo e di cui facciamo parte.

Pronti, quindi, per approfondire meglio la musica con Luaz.

Luaz, proponi dei brani in cui non fai solo banalmente musica ma dietro ognuno di essi provi a trasmettere un messaggio. Come ha origine tutto ciò e qual è l’obiettivo che principalmente ti poni?
JustInk è semplicemente un’espressione della mia crescita, che continua tutt’ora, nel bene e nel male. Ho pensato che non avrei mai voluto creare un nuovo standard da unire alle mode che susseguono, quindi, tanto valeva impegnarmi per qualcosa di più intimo e personale, ben conscio dei limiti che il progetto ha imposto. Mi piacerebbe cercare di fare capire che non tutto è scontato e ripetitivo, la ricerca è essenziale per crescere, per tutti. Ecco perché ho ideato JustInk e non un qualunque CD copia-incolla con leggere sfumature qua e là. Da compulsivo ascoltatore di musica, mi rendo conto che mi affeziono di meno alle canzoni ed agli artisti, proprio perché spesso nella ricerca della fama si perdono di vista i pilastri cardine dell’essere Artista.

Cosa ti ha portato a scegliere questo genere musicale che sicuramente è particolare e fuori dalla solita musica che oggigiorno ascoltiamo?
Oltre alle motivazioni appena citate, ho cercato di pensare a quale stile potesse evocare dei sentimenti profondi. Ho cercato nelle melodie dei Pink Floyd, negli incastri tecnici di Jack Garratt, nei vocalizzi dei Muse e tanti altri ancora… Poi ho unito la grinta di una base elettronica, a volte Dubstep, a volte VaporWave, a seconda di ciò che dovevo comunicare. Ho cercato di concentrarmi sul creare molte voci, un simbolo di collettività nel mio CD, detonando cori o melodie vocali trasformate poi in suoni sintetizzati. Volevo impatto e pelle d’oca. Il team GianVito Vizzi e Max Kleinschmidt (Cosmophonix Production) son stati davvero insuperabili nel capire appieno ciò che volevo.

Justink è il tuo album d’esordio. Qual è il significato del titolo?
JustInk è un monito. Ricordarsi sempre di essere nient’altro che una goccia di inchiostro, impressa in una delle tante pagine del libro della Vita.
Lo so, è molto presuntuoso e cupo come modo di apparire da parte mia, ma voglio solo premere, anche se di poco, il pedale del freno di questa macchina chiamata “progresso” che ha perso il suo controllo da troppo tempo. Ed io son uno dei tanti partecipanti di questo immenso viaggio, quindi non mi posso estraniare. Ma posso comunicare.

Ci puoi raccontare come nasce questo progetto e al momento quale brano della tracklist ti identifica maggiormente? Il progetto è stato un divenire di eventi, una cosa normale nei miei progetti. Mi piace pianificare la base esterna, per poi divertirmi nel lasciarmi trasportare dal domani. Ho sempre immaginato i miei lavori come basi personali unite a contaminazioni esterne. Buona parte di questa scelta deriva dalla mia pigrizia. Adoro al contempo vivermi il presente, quando si tratta di creare qualcosa. Per il CD è stato uguale: ho avuto un bisogno, ho creato il progetto nel macro, poi ogni traccia è una particolare esperienza che mi ha fatto maturare, quindi ogni traccia ha origine da eventi e situazioni diverse.
La canzone che più mi contraddistingue attualmente è proprio la finale, “Living Synchronicity”. Una canzone che parla di come il sistema delle fake news abbia diviso in maniera netta un mondo, sempre più chiuso, che non capisce più come reagire. In realtà questa traccia è composta da due canzoni, quella già nota e “No One Listen” che è la risposta finale del mondo a ciò che io voglio comunicare. Per questioni personali, ho deciso all’ultimo di unire i brani! Adoro soprattutto la parte finale dove mi son divertito a creare un piccolo Medley di buona parte del mio stesso CD. È una delle canzoni dove mi son espresso di più.

Fotografia e musica si riescono a sposare insieme?
Solitamente tengo i miei scatti lontani dai miei progetti musicali; mi piace lavorare in squadra e nel progetto è incluso il JustInkMuseum, ovvero una galleria fotografica dove ogni traccia gode di un suo personale trittico di foto. Le foto spiegano la canzone attraverso gli occhi e se si prova ad unire la fotografia con la musica, lascio a voi la risposta…Ogni volta che ho creato uno shooting fotografico ho ideato team diversi a seconda dell’esigenza. 5 fotografi esperti: Anna Volpi, Giuseppe Gradella, Andrea Compagnoni&Paolo Zapparoli (B-light Project) e Nereo Bumci. La fantastica Lucia Testa, particolarmente, nel ruolo di Makeup artist/modella, che mi ha quasi sempre accompagnato in questo progetto.

Domanda d’attualità: quanto i talent show oggi contano per ambire al successo?
Direi molto. Penso che il target non sia “fare buona musica” ma “diventare famoso”. Il Talent è una lama a doppio taglio, verissimo che dona spazio a chi vuole tentare ed emergere, ma crea al contempo dei circoli viziosi che danno annualmente una nuova spinta sul mercato musicale, probabilmente già saturo di prodotti usa e getta. Vero anche che molti artisti, anche molto famosi, emergono proprio come protesta a tutto ciò. Quindi è una sorta di Yin Yang, dove tutto si stabilizza in un qualche oscuro modo.

Hai partecipato a qualche contest fino ad oggi o pensi di partecipare? Mi riferisco anche ad un futuro Sanremo Giovani o Castrocaro.
Sinceramente non al momento, poi per il futuro si vedrà. Ho partecipato anni fa a qualche contest, più o meno importante, divertendomi e facendo spesso un’ottima impressione, ma capendo che non sarebbe stata quella la mia via, non mi ci trovavo particolarmente bene.

Cosa bolle nella pentola di Luaz oggi e nei prossimi mesi?
Pessimismo puro. Ottimo ingrediente per partorire qualche nuova idea. Il mio futuro musicale è sicuramente un secondo album, probabilmente più frammentato e reso pubblico più rapidamente. Al momento ho molte idee, so la storia generale ma devo ancora capire come strutturare al meglio il tutto. Questo progetto vorrei renderlo più saldo fin dalla partenza, imparando dagli errori del primo CD. Unica cosa che mi sento sicuro nel dire: il tema principale è il Ciclo Temporale, tutto ciò che ha fine, ritrova inizio in una danza infinita di proporzioni impensabili. Mi interesso di cosmologia e vorrei andare dal microcosmo (noi) al macrocosmo (l’universo), credo che io stesso mi stia complicando ancora di più le cose, ma va bene così.

Alessandro Testa

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Alessandro Testa
Alessandro Testa
Classe 1984, è ingegnere e allo stesso tempo critico cinematografico e appassionato di cronaca e giornalismo. Dal 2019 collabora per StreetNews.it!
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