Coronavirus, aumento di casi in Giappone: governo nel mirino 

[CORONAVIRUS NEWS – Adnkronos]

Critiche in Giappone al governo per la sua gestione dell’epidemia di coronavirus e il rifiuto di introdurre un lockdown in tutto il Paese. L’aumento dei casi degli ultimi giorni sembra dare ragione a chi, come Satoshi Kamayachi, nel consiglio direttivo dell’Associazione nazionale dei medici, aveva anticipato un “aumento esplosivo” del numero delle persone contagiate a causa della mancata azione dell’esecutivo. Ieri sono stati registrati 634 nuovi casi, un aumento record per il quarto giorno consecutivo, mentre nello stesso periodo, in Corea del Sud, i nuovi casi sono stati solo 30.  

Il governo viene anche accusato di nascondere la vera entità dell’epidemia. Il ministero della sanità ha promosso una campagna di test limitata alle zone focolaio e solo per chi presenta sintomi gravi. La scelta politica “rende difficile valutare con precisione il tasso di incidenza del Covid-19”, si legge su un avviso diffuso nei giorni scorsi dall’ambasciata americana a Tokio. I dati parlano chiaro: il Giappone è uno dei paesi in cui sono stati effettuati meno test, con 0,57 tamponi ogni mille persone (in Germania il dato è pari a 15,97).  

“Fino a che non inizieremo a condurre i test sugli asintomatici e su coloro che hanno sintomi lievi o medi, non saremo in grado di renderci conto della gravità di questo problema. Il numero di casi è fortemente legato a quanti test vengono condotti”, ha denunciato il presidente dell’Istituto di ricerca per le politiche sanitarie, Masahiro Kami, in una audizione alla Commissione bilancio della Camera alta del Parlamento.  

Lo stato di emergenza che finalmente il premier ha dichiarato, con il numero di contagi superiore ai cinquemila casi, riguarda solo il 44,6 per cento della popolazione giapponese. Le prefetture di Aichi e Kyodo non sono state incluse, eppure vi sono stati registrati numerosi casi. Le autorità locali sono state costrette ad adottare misure restrittive per la mitigazione dei contagi in ritardo e senza un coordinamento con Tokio.