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Con “Celeste – Stellaria” si conclude la X edizione del Teatro alla Deriva

Il dramma di Fabio Pisano ha portato in scena la vicenda di un’ebrea che, durante l’occupazione nazista di Roma, tradì la sua gente.

«Sono Anticoli Lazzaro, detto Bucefalo, pugilatore. Si non arivedo la famija mia, è corpa de quella venduta de Celeste Di Porto. Rivendicatemi!». È una delle tante voci di chi, durante il rastrellamento tedesco del ghetto di Roma nell’ottobre del 1943, è stato tradito da Celeste, un’ebrea trasformatasi in delatrice di professione nei confronti di amici e conoscenti della sua stessa progenie, in cambio della salvezza sua e dei suoi familiari. Una voce che riecheggia incessantemente sin dall’inizio e diventa il leitmotiv della pièce diretta dal regista Fabio Pisano. Il lavoro teatrale, che porta il nome della protagonista, ieri sera ha segnato la conclusione della X edizione del Teatro alla Deriva presso le Stufe di Nerone (Bacoli); una rassegna che, come noto, impone come condicio sine qua non la non semplice prova per gli attori di recitare su una zattera ubicata al centro del laghetto della struttura termale flegrea.

La voce del pugile che chiede vendetta troverà soddisfazione solo nell’epilogo, grazie ad una sorta di auto-dannazione della protagonista, arrivata alla parabola della sua vicenda e condannata, dopo sforzi votati al fallimento, a non trovare più un senso alla sua vita e neppure l’unico appiglio a cui fino ad allora era stata in grado di aggrapparsi, ovvero la musica della radio; quella radio che Celeste aveva scelto come “minimo indispensabile” da portare con sé, durante la fuga di un fatidico “sabato nero”. Ed è proprio questo evento drammatico a rendere Celeste consapevole che la guerra in corso sia del tutto impari: gli ebrei sono inermi e impotenti e non hanno possibilità alcuna di riscatto. A meno che – lei pensa – non si abbia la possibilità di giocare la carta di una bellezza seducente – del resto non a caso tutti la considerano una “stella” – e di offrire ai gerarchi tedeschi l’allentante certezza di riuscire a fare incetta di ebrei rintanati in nascondigli segreti, a seguito di preziose rivelazioni. Se all’inizio sembra quasi sfiorarla il dubbio del rimorso, in seguito una spietatezza sempre più cosciente e per questo sempre più marcata prende piede in un crescendo inarrestabile, fino ad un disumano paradosso: la protagonista arriva a promettere la salvezza a chi, tra la sua gente, sia disposto a consegnarle del danaro o oggetti di valore. Persino quando oramai Roma è nelle mani delle truppe alleate, Celeste non si perde d’animo, ma – nella nuova identità di Stella Martinelli – si trasferisce a Napoli per mettere a profitto le sue doti seduttive e farla franca. Intanto la voce del suo popolo esige vendetta e alla fine la ottiene. Finita nella cella 306 di Regina Coeli, Celeste è rinnegata da tutti, persino dalla sua stessa famiglia, sulla quale, per causa sua, incombe l’onta di una macchia indelebile. Significativo al riguardo è il colloquio con la madre, da cui emerge una ormai insanabile incomunicabilità. Eppure la vera condanna di Celeste sarà l’amnistia perché farà emergere in lei la consapevolezza di essere una reietta, respinta da tutto e tutti, persino dalle suore di un convento presso il quale pensava – complice il presunto beneplacito della Vergine Maria – di ricostruirsi una vita diversa.

Grande performance degli attori Francesca Borriero (Celeste), Claudio Boschi e Roberto Ingenito che impersonano ruoli diversi, alternando l’italiano delle autorità militari, il vernacolo romanesco e persino il napoletano (nel “quadro” ambientato nella città partenopea). Il tutto intervallato da proclami storici, come quelli di Badoglio e di Radio Londra, nonché dai brani cantati in diretta da Francesco Santagata che accompagnano, con suggestioni sonore, la vicenda di Celeste e sottolineano il ruolo primario della musica nella di lei infelice esistenza. Con lo spettacolo allestito da Liberaimago, si conclude la X edizione della rassegna firmata da Giovanni Meola; una rassegna che quest’anno si è distinta, pur nella assenza di nuove produzioni, per la speciale bravura degli attori che si sono avvicendati nelle 4 performance teatrali.

Massimiliano Longobardo

Scatti di Nina Borrelli.
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Massimiliano Longobardo
Massimiliano Longobardo
Giornalista pubblicista iscritto all'ODG Campania, è dottore di ricerca in filologia classica e insegnante di latino e greco, nonché atleta master di nuoto per salvamento. Settori di interesse: territorio flegreo, teatro, scuola e istruzione, nuoto e discipline acquatiche.
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