‘ATTILA’ al teatro delle Muse di Ancona

A vent’anni dalla riapertura del Teatro delle Muse, la stagione lirica di Ancona 2022 offre due nuove produzioni: ‘Attila’ di Giuseppe Verdi e ‘Il matrimonio segreto’ di Domenico Cimarosa. L’opera verdiana – che appartiene ai cosiddetti ‘anni di galera’ (che vanno dal 1843 al 1850 e rappresentano per il Compositore un periodo di lavoro incessante ed esasperante, durante il quale firmava il contratto di una nuova opera ancor prima di terminare la precedente) – e la più famosa tra le commedie di Cimarosa (musicata su libretto di Giovanni Bertati che a sua volta si basava sulla commedia ‘The clandestine marriage’ di George Colman il Vecchio e David Garrick del 1766) sono da qualche tempo tornati alla ribalta dei grandi teatri. Ancona, d’altronde, le aveva rappresentate prima che il Teatro delle Muse fosse distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale: ‘Attila’ nelle stagioni 1851, 1856 e 1875, ‘Il matrimonio’ nel 1911 e nel 1928.

‘Attila’ al Teatro delle Muse di Ancona

A vent’anni dalla riapertura del Teatro delle Muse, la stagione lirica di Ancona 2022 offre due nuove produzioni: ‘Attila’ di Giuseppe Verdi e ‘Il matrimonio segreto’ di Domenico Cimarosa.
L’opera verdiana – che appartiene ai cosiddetti ‘anni di galera’ (che vanno dal 1843 al 1850 e rappresentano per il Compositore un periodo di lavoro incessante ed esasperante, durante il quale firmava il contratto di una nuova opera ancor prima di terminare la precedente) – e la più famosa tra le commedie di Cimarosa (musicata su libretto di Giovanni Bertati che a sua volta si basava sulla commedia ‘The clandestine marriage’ di George Colman il Vecchio e David Garrick del 1766) sono da qualche tempo tornati alla ribalta dei grandi teatri.
Ancona, d’altronde, le aveva rappresentate prima che il Teatro delle Muse fosse distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale: ‘Attila’ nelle stagioni 1851, 1856 e 1875, ‘Il matrimonio’ nel 1911 e nel 1928.

Entrambi i titoli godono di un’atmosfera europea: ‘Attila’ nasce sulle scene di una Venezia austro-ungarica, ‘Il Matrimonio segreto’ vede la luce al Burgtheater (teatro di corte) di Vienna, dove raccolse un successo così grande, da far nascere la leggenda che l’Imperatore avesse preteso come bis l’esecuzione integrale dell’opera.
Capolavori della musica italiana, entrambe le opere provengono dal teatro di prosa e si rifanno a titoli ed autori stranieri.
Se per tre secoli il melodramma ha permesso che tutto il vecchio continente riconoscesse l’italiano come la lingua della musica e della poesia (contribuendo in tal modo alla formazione di un’identità nazionale) l’opera italiana si è nutrita nel frattempo della letteratura e del teatro europei. È anche per questa ragione che il nostro melodramma è patrimonio comune dell’Europa e del mondo.
Anziani, duci, re, Unni, Gepidi, Ostrogoti, Eruli, Turingi, Quadi, Druidi, sacerdotesse, uomini e donne d’Aquileja, donzelle di Aquileja in abito guerriero, ufficiali e soldati romani, vergini e fanciulli di Roma, eremiti, schiavi, guerrieri: ‘Attila’ è tutto questo!
Il libretto venne commissionato a Temistocle Solera, l’autore di ‘Oberto, conte di San Bonifacio’, ‘Nabucco’, ‘I Lombardi alla prima crociata’ e ‘Giovanna d’Arco’. Non soddisfatto di come procedeva il lavoro, il Compositore a un certo punto lo sfiduciò, affidando il completamento del testo ad un altro librettista, Francesco Maria Piave, più accomodante e pronto a soddisfare le richieste dell’esigente musicista (per Verdi firmerà in seguito ben dieci titoli).
L’opera venne composta per il Teatro ‘La Fenice’ di Venezia dove fu rappresentata il 17 marzo 1846, durante le recite di Carnevale. Si trattava di una storia per così dire, ‘locale’: nel V secolo d.C. Aquileja fu distrutta ad opera delle orde barbariche guidate dal celebre re degli Unni.
Verdi fece trarre il libretto da una tragedia tedesca, ‘Attila, König der Hunnen’come di Zacharias Werner, in cui il condottiero non viene presentato soltanto come un uomo sanguinario e brutale ma anche leale e fedele ai propri ideali.
Il Compositore pose molta cura nel delineare i personaggi.
Un’importanza centrale spetta alla figura di Odabella, la figlia del signore di Aquileja: la sua doppia personalità (guerriera indomita e al tempo stesso fanciulla sensibile agli affetti) assicura l’interesse drammatico del personaggio, senza contare che i sentimenti da cui è dominato il suo forte temperamento (il desiderio di vendetta e l’amor filiale) sono entrambi spiccatamente melodrammatici.
Anche Attila è un personaggio complesso, diviso tra la sete barbarica di conquista ed il terrore ispiratogli dal soprannaturale: per effetto di ciò la scena del sogno e poi l’incontro col vecchio Leone raggiungono una straordinaria concentrazione emotiva.
Più convenzionale, semmai, è Foresto, che incarna lo stereotipo dell’innamorato languido, passivo e ben poco eroico: i suoi interventi corrispondono all’espressione codificata (e convenzionale) del dolore, del rimpianto di una felicità perduta.
La prima rappresentazione non ottenne il successo sperato: pare che i protagonisti non fossero in perfetta forma e la loro interpretazione lasciò un po’ a desiderare.
L’opera, però, divenne in breve tempo molto popolare, dal momento che interpretava i fermenti che agitavano ampi strati della società italiana e che di lì a poco si sarebbero concretizzati nella rivoluzione del 1848 e nelle guerre risorgimentali.
Così per tutti gli anni Cinquanta dell’Ottocento ‘Attila’ figurò sui palinsesti dei teatri della Penisola, anche per motivi estranei al suo valore puramente drammatico-musicale.
In seguito, anche se non uscì mai del tutto di repertorio, le sue rappresentazioni diminuirono molto, seguendo il destino di tutte le altre opere verdiane che precedevano ‘Rigoletto’.
Spetterà alla renaissance novecentesca restituirle il posto che giustamente le spetta.
Memorabile fu la rappresentazione nel 2018 al Teatro alla Scala per la tradizionale apertura di stagione del 7 dicembre: ad impersonare Attila fu il russo Ildar Abdrazakov (‘Un basso sensazionale… che ha praticamente tutto: suono imponente, bel legato, finezza’, come scrisse al riguardo‘The Independent’), diretto da Riccardo Chailly, per la regia di Davide Livermore.
Lo spettacolo anconetano è firmata da Mariano Bauduin, le scene da Lucio Diana, i costumi da Marianna Carbone;
Sul podio il Maestro Guidarini (tra i più famosi direttori d’orchestra della sua generazione) che dirige l’Orchestra Sinfonica “Gioachino Rossini”, il Coro Lirico Marchigiano ‘Vincenzo Bellini’ (M° Riccardo Serenelli) e il coro Voci Bianche ‘Artemusica’ (M°Angela De Pace)
Il cast racchiude Alessio Cacciamani (Attila), Vitaliy Bilyy (Ezio), Marta Torbidoni (Odabella figlia del signore di Aquileia), Sergey Radchenko (Foresto, cavaliere aquilejese), Andrea Schifaudo (Uldino), Andrea Tabili (Leone), Fabian Veloz (Ezio, generale romano
‘Una partitura intensa, magmatica e misteriosa, la cui drammaturgia musicale si rivela attraverso un lavoro in profondità, nel contatto quotidiano con gli interpreti, nel confronto con le emozioni di ciascuno. Un’opera sorprendentemente moderna’- ha commentato alla stampa il direttore Guidarini.
Non mancate oggi, domenica, alle 16,30.
Vi aspettiamo!

Paola Cecchini