Arctic, ridurre i dialoghi al minimo, donando forza e vigore all’immagine

Il cinema nasce muto, perlomeno nella sua iniziale concezione, e vive la sua esistenza avvalendosi della forza dell’immagine; il suono e soprattutto la voce dei personaggi erano assenti. Quest’ultima, inizialmente, era inserita tramite delle didascalie, lasciando lo spettatore libero di immaginare il “suono della voce” e la caratterizzazione dell’attore. Fu poi la Warner Brothers a introdurre la dimensione sonora nei film. Don Juan, del 1926, di Alan Crosland fu il primo lungometraggio sonoro. Mentre nel 1927 in The Jazz Singer, sempre di Crosland, il pubblico poté, finalmente, sentire la voce di un personaggio. L’introduzione del suono ebbe giudizi negativi, ma alla fine riuscì a imporsi, arricchendo ulteriormente la settima arte.

Oggi sono numerosi i ritorni all’idea primigenia del cinema muto, basti pensare all’acclamato The Artist di Michel Hazanavicius; ma se invece l’intenzione fosse quella di far emergere la potenza dell’immagine, senza tuttavia rinunciare totalmente al suono?

Su Prime video è disponibile un film del 2018, diretto da Joe Penna e interpretato da Mads Mikkelsen, dal titolo Arctic. Il film non presenta un prologo, inizia in medias res come direbbero i romani, un uomo, vittima di un incidente aereo, si trova a dover sopravvivere in un luogo indefinito nel circolo polare artico.

Il candore della neve sferza il brullo paesaggio nordico, creando un luogo sospeso nello spazio e nel tempo. Il protagonista non parla mai, salvo rari casi, lo spettatore è immerso unicamente nell’immagine e nel suono ambientale. Avverte il freddo e il disagio, e si immedesima in questo eroe ignoto. Come un moderno cavaliere favolistico, egli compie il duro viaggio per salvare sé stesso e la vita di una giovane donna, vittima anche lei di un incidente, nel suo caso di elicottero.  

I dialoghi appaiono ridotti, le immagini come dei quadri nel quale tuffarsi e il suono è riprodotto in tutta la sua profondità. Arctic è un film tutto da vivere, seduti nel silenzio.

a cura di Valerio Mannucci