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Al via la X edizione del Teatro alla Deriva

Il direttore artistico Giovanni Meola introduce le novità di quest’anno.

Arriva alla X edizione la rassegna “Teatro alla Deriva”, che da anni puntualmente, ogni estate, si tiene nel complesso delle Stufe di Nerone, in zona flegrea: una manifestazione unica nel suo genere, in quanto fa esibire gli attori su una zattera che galleggia al centro di un laghetto. Ieri sera un pubblico nutrito e appassionato ha seguito il concerto di apertura dei NeaCò, gruppo musicale che contamina brani celeberrimi della tradizione partenopea con melodie e stili differenti di ogni parte del mondo. Accade così che, ad esempio, ‘O sole mio può sorprendentemente fondersi con What a Wonderful World di Louis Armstrong, creando nuove emozionanti suggestioni. Dopo la parentesi, sotto certi aspetti sperimentale dello scorso anno, che, a motivo delle difficoltà dovute al covid, aveva costretto ad una rimodulazione dei programmi, il cartellone di quest’anno ritorna alla formula dei quattro spettacoli, che avranno luogo consecutivamente nelle quattro domeniche del mese di luglio. Si parte domenica 4 luglio con ‘E ssanzare di Fabio Di Gesto, liberamente ispirato a un’opera teatrale di Albert Camus, Le Malentendu. La fortunata rassegna teatrale, persino in tempi di covid, non ha mai visto mancare la partecipazione del pubblico, «un pubblico affezionato che ci ha permesso – e speriamo ci permetterà per altri dieci anni – di vivere questa avventura», come sottolinea Giovanni Meola, direttore artistico per il nono anno, che ci ha gentilmente concesso un’intervista.

Direttore, siamo alla decima edizione del Teatro alla Deriva: si ritorna alla formula canonica dei quattro spettacoli e si parte con un concerto fuori cartellone dei NeaCò…

Esattamente. L’anno scorso, causa covid, siamo riusciti a fare solo tre spettacoli, che si sono conclusi ad ottobre. Quest’anno, fortunatamente, possiamo andare in scena di nuovo nel nostro mese, ovvero luglio. Le Stufe hanno voluto regalare qualcosa di nuovo per celebrare il decimo anno. I NeaCò portano avanti da tempo una proposta molto interessante, anche un po’ vagamente teatrale, perché i pezzi musicali del concerto sono introdotti da racconti. Il repertorio è composto da canzoni della tradizione musicale napoletana, ma ogni brano ha un arrangiamento che rinvia a uno stile, a un ritmo musicale di una zona precipua del mondo.

Due spettacoli su quattro sono in napoletano…

Ho scelto spesso spettacoli che avevano a che fare con il napoletano, che è una lingua teatralmente molto viva. Fabio Di Gesto, ad esempio, sta percorrendo la strada di una riscrittura in napoletano di testi importanti del teatro novecentesco. La linea di fondo è stata comunque quella di andare alla ricerca di testi contemporanei, inediti o liberamente tratti da altre opere, sia in napoletano che in italiano, dotati di spessore e di forza rappresentativa.

C’è un trait d’union tra i quattro spettacoli?

La difficoltà in cui ci siamo trovati nel formare un cartellone è stata dovuta al fatto che, per i motivi noti, la precedente stagione è stata quasi del tutto priva di debutti. I pochi spettacoli ancora attivi erano comunque di buona qualità e dunque non è stato semplice scegliere. Di fatto non c’è un vero e proprio leitmotiv, se non quello di una drammaturgia che in tutti e quattro i casi viene a essere firmata anche come regia da chi l’ha scritta: tutti e quattro gli autori dei testi sono anche registi dei loro spettacoli. Inoltre ho scelto spettacoli nei quali gli attori avessero un certo peso in scena: credo che chi avrà voglia di venire a vederli se ne renderà conto. Tra gli interpreti vi è, ad esempio, Chiara Vitiello, protagonista dello spettacolo di Diego Sommaripa. In questo momento è in scena con lo Stabile di Genova: è stata selezionata tra 400 provinanti, provenienti da tutta Italia. Non sono da meno gli interpreti del lavoro di Fabio Pisano, liberamente ispirato ad una vicenda realmente accaduta, quella di una giovane ebrea che, durante la seconda guerra mondiale, in seguito al rastrellamento nel ghetto ebraico di Roma, tradisce la sua gente. Lo spettacolo è peraltro accompagnato dalle musiche di Francesco Santagata, che riescono a offrire atmosfere veramente suggestive.

Tra gli spettacoli figura “Il bambino con la bicicletta rossa”, scritto da lei. Come mai ha deciso di mettersi in gioco?

In nove anni di rassegna è soltanto la seconda volta che inserisco nel cartellone un mio spettacolo. Oltre al fatto che sono sia drammaturgo che regista, la scelta è riconducibile essenzialmente alla bravura di un attore, Antimo Casertano, che interpreta ben nove personaggi differenti. Il testo, quasi interamente in versi, è liberamente ispirato a una vicenda di cronaca di più di 50 anni fa, cioè il primo caso di rapimento e di uccisione di un minore, Ermanno Lavorini. Il racconto che ho creato permette a un giovane interprete di esprimere al meglio le sue qualità attoriali.

Massimiliano Longobardo

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Massimiliano Longobardo
Massimiliano Longobardo
Giornalista pubblicista iscritto all'ODG Campania, è dottore di ricerca in filologia classica e insegnante di latino e greco, nonché atleta master di nuoto per salvamento. Settori di interesse: territorio flegreo, teatro, scuola e istruzione, nuoto e discipline acquatiche.
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